mercoledì 2 aprile 2014

Eccellenze italiane

Spesso ci sentiamo raccontare di quanto eccellente sia il popolo italiano e di quante meraviglie ha portato all'umanità in campo scientifico e artistico soprattutto.
Un lungo elogio, forse pure leggermente dalla tinta fascistella, dove ci vengono elencate le mirabolanti gesta di Cristoforo Colombo, il genio di Leonardo, la grandezza di Michelangelo, la fantasia di Dante o lo spirito scientifico di Galileo, tanto per citare i primi che mi vengono in mente.
Io la vedo diversamente: per me di italico queste illustrissime persone hanno veramente poco, a mala pena il luogo di nascita e qualche volta la lingua.
L'Italia, la nostra Italia, bella e unita politicamente, linguisticamente e (forse) civilmente, nasce agli inizi dell'800, si unirà definitivamente nel 1860, ma già con Napoleone si hanno i primi stimoli e le prime volontà di creare una Nazione in senso moderno.
Cosa voglio dire? Chi nacque e operò prima di quel periodo per me non è "italiano", è genovese, fiorentino, romano, pisano, cittadino del mondo... è figlio di una nazione che credeva negli uomini e gli dava fiducia e mezzi per esprimere il loro genio.
È grazie alla Spagna che Colombo mise fine alla chiusura dei commerci medievali, grazie al coraggio e ai soldi di quella Nazione che Colombo poté entrare nella Storia e noi vantarcene!
Se non era per gli Sforza, i re francesi e chiunque altro volle servirsi del suo Genio, Leonardo avrebbe passato la sua vita a dipingere putti in qualche chiesetta toscana; se non fosse stato per i tanti soldi dei Papi rinascimentali o dei Medici, col cavolo che Michelangelo sarebbe stato il più grande scultore dell'ultimo millennio (e forse anche di quello passato).
L'Italia, quella che conosciamo noi, non c'entra niente con queste persone! Non ha investito un bel niente su di loro, ma ne trae solo i benefici (e non sempre).
L'Italia può vantarsi di Marconi, di Verdi, di Camillo Benso, di Olivetti, ovvero di uno sparuto numero di uomini che ha vissuto e lavorato in questo Paese, che ha studiato nelle Università fornite da questa Nazione e imparato da maestri che a loro volta sono nati da queste parti.
E adesso? di chi possiamo vantarci al giorno d'oggi? Forse di qualche sportivo, di qualche stilista o di qualche genio vincitore pure di Nobel (ma quanti di questi ultimi hanno lavorato in Italia?); e d'altronde la statistica sulla "fuga di cervelli" è chiara: se sei abbastanza intelligente, o hai un talento particolare, per dare un contributo all'umanità in qualche modo, te ne vai da questo Paese che non riesce a dare ai propri figli i mezzi adatti a far uscire il tuo talento!
Non voglio dire che tutti quelli che vanno via dall'Italia sono dei geni, ma sicuramente se lo sei restando qua non ottieni nulla.
Qua restano quelli con mezzi limitati, ed in certi casi li votiamo pure.

Nessun commento:

Posta un commento