martedì 8 aprile 2014

Social cattiveria

Si sente spesso dire in tv e nei giornali che "il popolo del web" è maleducato, violento e offensivo perché spesso ogni discussione animata termina sistematicamente con l'insulto.
A parte che la definizione di "popolo del web" è una cretinata, visto che sono le stesse persone quelle che incontri dentro l'ascensore condominiale e quelle che becchi in una discussione su facecoso o tuitter.
Ma a parte la sistematica voglia di incasellare tutto e tutti che hanno i media classici, quali appunto tv o giornali, ci si dimentica di una cosa fondamentale: internet è una piazza, paragoniamola pure all'agorà dell'antica Grecia, dove trovavi chi mercanteggiava (shopping on line), chi dava le ultime notizie su politica o guerre in corso (giornali on line) o chi chiacchierava del più o del meno (social network).
Però, a differenza dell'agorà, c'è un fattore psicologico non indifferente come la separazione fisica dall'interlocutore: tale separazione, a seconda del carattere delle persone o dell'argomento trattato, può amplificare qualunque tipo di reazione. Perciò, se magari trovandosi a tu per tu con una persona che forse manco conosci, normalmente, per non esagerare, cambieresti discorso, da dietro un monitor lo sfanculi in un niente, fregandotene delle buone maniere (atteggiamento comunque sbagliato). Se muore un personaggio famoso, che magari conoscevi a mala pena, una reazione normale sarebbe dire "pace all'anima sua", su internet si sprecano gli elogi e i lutti con parole che spesso iniziano con "adesso insegna agli angeli a...".
Aggiungiamo pure che spesso l'uomo comune è represso ed il danno è fatto, visto che su un mezzo che ti tiene fisicamente a distanza da gente che oggi incroci, domani sarà chissà dove, viene facile sfogare la propria repressione giornaliera.
Non siamo maleducati (forse un po' si) né violenti, ma spesso solo repressi che trovano rilassante, e talvolta divertente, sfogarsi sul web.

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