venerdì 28 marzo 2014

Vita

Le giornate passavano tutte uguali, tra l'access point, la grande mensa in palestra e i riti domenicali.
Si, i riti domenicali. Perché in un mondo senza futuro almeno ti aggrappi alla Fede in uno migliore.
Fede. Ice non frequentava più la Chiesa, finché non conobbe Pearl. Fu lei a riportarlo alla luce, a ridargli un cuore. Lui aveva smarrito tutto ciò commettendo stupidi errori e non perdonandosi. Trovò il perdono e la comprensione grazie a Pearl.
L'access point non era un bunker; certo, le saracinesche stavano sempre abbassate e si entrava da una porta laterale, ma non si respirava tensione li dentro. C'erano meno di una decina di computer collegati ad un server, niente di speciale, ma era sufficiente per capire cosa stava accadendo nel mondo, dove si era spostata la guerra, sempre se quell'accozzaglia di mini eserciti acefali che si azzuffavano tra di loro potevano dirsi "guerra". O almeno quella era la percezione, per chi aveva accesso a notizie provenienti da posti lontani.
Il Governo Provvisorio d'Emergenza controllava l'informazione e non gradiva che venisse sminuita in quel modo la Grande Guerra d'Asia. Anzi, preferiva tenere tutti nel terrore di possibili attacchi nemici per poter gestire meglio la situazione.
Ma Ice non era un partigiano, non andava la notte a sabotare le camionette della Polizia Governativa, lui voleva solo sopravvivere a tutto ciò. Gestiva l'access point perché il caso lo ha voluto, e preferiva tenere sotto controllo lui la situazione piuttosto che affidarla a qualcun altro che magari avrebbe mandato tutto allo sbaraglio per degli ideali fuori moda.
Quello ormai era diventato l'imperativo di tutta quella piccola comunità.
Sopravvivere.
[continua...]

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