martedì 25 marzo 2014

Incipit

C'è stato un tempo in cui eravamo felici, o pensavamo di esserlo. Un tempo in cui si sognava, si sperava, si costruiva. Stava iniziando un nuovo millennio e, catastrofismi a parte, c'era fiducia in un mondo migliore.
Internet si stava ampliando, i cellulari stavano diventando sempre più "smart", le nuove invenzioni e i prototipi ci facevano toccare con mano ciò che prima era visibile solo attraverso i film, con i classici trucchi dei maestri degli effetti speciali. Ci credevamo, in realtà ci crediamo ancora adesso, ma vediamo e viviamo tutto in modo diverso.
Perché accadde l'impensabile, accadde ciò che i maestri degli effetti speciali ci facevano vedere con i loro trucchi. Ma non era un trucco. Era reale, era brutto. Puzzava di fumo, di sangue e di morte, anche se ti trovavi dall'altra sponda dell'Atlantico, in un altro continente, in un altro mondo. Accadde che 2 aerei si schiantano in diretta tv, miliardi di persone collegate all'unisono, contro il simbolo di una Nazione amica, piena di difetti, ma pur sempre amica, quasi una parente. Accadde che in quel preciso istante, oltre ad esplodere 2 aerei, oltre a crollare 2 grattacieli e tirarsi dietro gli edifici affianco, oltre al panico che da una città si trasmise ad una nazione e poi ad un emisfero ed infine in tutto il mondo, accadde che insieme alle Torri Gemelle si frantumarono i nostri sogni di fine millennio, le nostre speranze, le nostre felicità, ciò che stavamo lentamente costruendo.
Ci sono momenti "generazionali", momenti a cui una generazione assiste e che protrarrà nella Storia. Sono i momenti del "dove ti trovavi mentre...": nell'ultimo secolo abbiamo assistito a diversi di questi momenti. "Dove ti trovavi mentre assassinavano Kennedy", "...mentre Armstrong metteva piede sulla luna", "...mentre Badoglio firmava l'armistizio", "...mentre 2 aerei distruggevano il tuo futuro?".
Dove mi trovavo? Ero al pc, erano passate da poco le 3 del pomeriggio, ancora non esistevano i social network, i più avanzati di noi frequentavano newsgroup e chatroom. Mi chiama un amico, dicendomi di accendere la tv. Lo faccio e poco dopo arriva pure la chiamata di mia zia che mi chiede se sia tutto vero quello a cui stavamo assistendo. Purtroppo si.
Quando ti distruggono un sogno, una promessa, il più delle volte non te ne rendi conto, lo realizzi solo dopo, in questo caso, molto dopo.
Da quel maledetto giorno il mondo cambiò, si incattivì. Cominciarono a dirci che il nemico poteva essere ovunque; pieni di paranoie, abbiamo smesso di guardare al futuro con speranza, ma cominciammo ad avere paura. Dalla semplice e naturale paura di volare, alla paura di prendere un treno, un bus, di trovarci in una grande città. Paura di investire in qualcosa perché, quando hai paura dell'irrazionale allora smetti di guardare al futuro ma vivi solo il presente.
Ma il presente è solo un attimo, vola via, è futile se non lo prepari, e per prepararlo devi saper guardare al futuro. Abbiamo smesso di farlo, ed adesso, a più di 10 anni di distanza, non sappiamo più farlo. Ci sono generazioni intere che non sanno nemmeno come si fa.
Ed adesso, che la paura del diverso, del mediorientale, sembra allentarsi, ecco che ce ne vogliono preparare un'altra ancora più terribile. La guerra.
Sembra che giochino a risiko, sposto i miei carri armati di qua, le truppe di la, chiedo aiuto a Tizio, l'avversario minaccia Tizio di tagliargli l'energia, Tizio chiede un parere a Caio, che minaccia. Come se le minacce possano spaventare qualcuno che è grande e grosso come te. Sanno solo di bluff, perché conoscono il concetto di "distruzione mutua assicurata".
In questo mondo, come possono 2 persone, 2 giovani pensare al futuro?
[continua...]




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