giovedì 29 maggio 2014

39

29 maggio 1985.
Una data che ha l'eco dell'epitaffio, una data che porta con se tristezza, dolore, rabbia.
Doveva essere festa, gioia, o al massimo delusione sportiva.
Fu la più grande tragedia che ha coinvolto il calcio italiano, anche se non avvenne materialmente in Italia, forse per questo non la si sente italiana, ma solo bianconera.
Peccato, le tragedie lo sono a prescindere dai colori, perché in fondo ognuno di quei 39 aveva amici o parenti di altri colori sportivi.
Ma è l'Italia, terra di campanili: i nostri morti, i vostri morti. I morti sono morti e bisognerebbe solo lasciarli in pace, perché sono di tutti.
Io non avevo neanche 6 anni e mezzo, praticamente non ricordo nulla di quella sera, tranne che qualche immagine del telegiornale, forse pure alterata dalla riedizione di quelle immagini durante gli anni successivi.
Se devo pensare a quella sera, se leggo o sento la parola Heysel la prima immagine che mi salta in mente è quella di una donna, bionda capelli lunghi, maglioncino bianco, riversa a terra, non saprei dire se svenuta o peggio, non saprei dire nemmeno se è un'immagine reale o un collage di ricordi che ha fatto la mia memoria negli anni.
Ricordo anche la sensazione di assurdità di quell'evento, un'assurdità che passava attraverso lo schermo televisivo e rimbalzava tra le pareti di casa.
Non ho mai voluto rivedere quelle scene, quelle immagini, oggi sarebbe facilissimo recuperare il video di quella serata, per poter almeno rivedere e rivivere con occhi da adulto quella bruttissima notte che doveva essere di festa; ma no, non ne ho voglia, non saprei dire il perché, ma proprio non mi riesce di cliccare su qualunque link che porti ad un video di quella sera.
Tutte le discussioni sul giocare o meno, sul festeggiare o meno, sull'ostentare o meno quel trofeo non mi riguardano: bisognava essere li quella sera per capire cosa era giusto o no, e giudicare dal di fuori è sbagliato.
Quindi astengo il mio giudizio, e di quella sera voglio solo ricordare quei 39 ragazzi, uomini, donne e bambini che persero la vita per il sogno di vedere una finale di Coppa Campioni.
Ciao.

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